JIANGHU: THE DISCRETE CENTER | ZIAN Gallery – Hangzohu, China

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JIANGHU: The Discrete Center
Curated by Rongwei Li
30 March 2024 – 15 May 2024 | ZIAN Gallery 20-2 Chekengwu, Yuhang District, Hangzhou

In martial arts novels, “Jianghu (江湖)” is the stage where heroes and villains engage in intrigue – a realm far removed from the courtly formalities and a vivid battleground for human nature. From its inception, “Jianghu (江湖)” symbolises the isolation of individual lives from one another. The phrase “Better to drift apart than to cling together half-heartedly (相濡 以沫,不如相忘于江湖 )” as echoed by the characters in martial arts tales, captures both a poetic allure and profound depth. Yet, it also reflects the unavoidable separation driven by material pressures, religious norms, and familial or national conflicts. The clash between individual insignificance and collective power demands inner strength and unwavering faith. In essence, this encapsulates the subtle essence of “disperse”. Is proximity or distance a matter of personal preference or does it lay the groundwork for peaceful coexistence?

The “Jianghu (江湖)” far removed from the corridors of power, is intertwined with nature; the gathering of primitive tribes bolsters their survival in the face of environmental challenges. The transition from nomadic to settled life brought scattered individuals together. However, modern urbanisation has estranged individuals from their innate freedom, independence, and solitude. “Disperse” also underscores the separation between humanity and nature. From stark divides to the contemporary trend of “reconnecting with nature” it seems to follow a cyclical pattern dictated by destiny. Humanity, as the offspring of nature, neither conquers nor seamlessly integrates with its surroundings. The rejection or deliberate distance from centralisation prompts a balancing act between personal and collective time.
Is it a choice to immerse oneself in urban life or to seek the freedom of navigating between nature and the city? Is self-exile the beginning, journey, or end of life’s odyssey? Reflecting on the globalisation led by neoliberalism and urbanisation, the dispersion of centralisation embodies an attitude – the multi-centralisation of urban geography in cities like Hangzhou (Shenzhen) reflects a dispersed reorganisation of urban spaces. Within dispersion lies the discovery of new meanings after the deconstruction and reconstitution of the central concept. Can our current lifestyle and production methods truly detach from nature, or does the notion of an “imagined nature” signify an “imagined future”?

Regardless of acknowledgment, we find ourselves living within an irretrievable natural order. This reality urges us to adopt a critical and constructive approach, always remaining vigilant about the “imagined future.” This exhibition aims to present a perspective that juxtaposes the center with the periphery, exploring how individual autonomy shapes the coexistence of the center and periphery. Artists will reflect on themes such as Jianghu (江湖)//court, nature//non-nature, center//non-center, and aggregation//dispersion, sharing stories from their personal perspectives entrenched in the center while immersed in the Jianghu (江湖). Through various mediums like images, videos, paintings, spaces, and installations, they’ll delve into the relationship between themselves as artists and their surroundings.

Additionally, the basement will be presenting a special screening “Go with the Flow”, curated by guest curator Baiqi Chen.

May each individual find their own “Jianghu (江湖)”.

Artists:
Andrej Auch | Lei Gao Langqing Liu | Nicola Samorì | Muxi Zhuo | Francesco di Biasi | Xinyu Han | Guoqiang Liu | Yiyi Wang | Chujing Fan | Yanan Jin | Enrico Minguzzi | Xingyun Wang | Weixuan Guo | Gergory Kitterle | Tao Peng | Shibin Yang

ITA

JIANGHU: The Discrete Center
A cura di Rongwei Li
30 Marzo 2024 – 15 Maggio 2024 | ZIAN Gallery 20-2 Chekengwu, Yuhang District, Hangzhou

Nei romanzi di arti marziali, “Jianghu (江湖)” è il palcoscenico dove eroi e cattivi prendono parte a scontri: un regno lontano dalle formalità cortesi e un vivido campo di battaglia per la natura umana. Fin dalla sua nascita, “Jianghu (江湖)” simboleggia l’isolamento delle vite individuali l’una dall’altra. La frase “Meglio allontanarsi che restare insieme senza convinzione (相濡以沫,不如相忘于江湖)” come echeggiato dai personaggi nelle storie di arti marziali, cattura sia un fascino poetico sia una profondità importante. Eppure, riflette anche la dicotomia inevitabile guidata dalle pressioni materiali, dalle norme religiose e dai conflitti familiari o nazionali. Lo scontro tra l’insignificanza individuale e il potere collettivo richiede forza interiore e fede incrollabile. In sostanza, ciò incapsula l’essenza sottile del “disperdersi”. La prossimità o la distanza sono una questione di preferenza personale o pongono le basi per una coesistenza pacifica?

Il “Jianghu (江湖)” lontano dai corridoi del potere, è intrecciato con la natura; il raduno delle tribù primitive rafforza la loro sopravvivenza di fronte alle sfide ambientali. Il passaggio dalla vita nomade a quella sedentaria ha riunito individui sparsi. Tuttavia, l’urbanizzazione moderna li ha allontanati dalla loro libertà innata, indipendenza e solitudine. “Disperdersi” sottolinea anche la separazione tra l’umanità e la natura. Da divisioni nette alla tendenza contemporanea di “ricongiungersi con la natura”, sembra seguire un modello ciclico dettato dal destino. L’umanità, come discendente della natura, non conquista né si integra senza soluzione di continuità con il suo ambiente. Il rifiuto o la distanza dalla centralizzazione, sollecita un equilibrio tra il tempo personale e collettivo.

È una scelta immergersi nella vita urbana o cercare la libertà di navigare tra natura e città? L’auto-esilio è l’inizio, il viaggio o la fine dell’odissea della vita? Riflettendo sulla globalizzazione guidata dal neoliberismo e dall’urbanizzazione, la dispersione della centralizzazione incarna un atteggiamento – la multicentralizzazione della geografia urbana in città come Hangzhou (Shenzhen) riflette una riorganizzazione dispersa degli spazi urbani. Nella dispersione risiede la scoperta di nuovi significati dopo la decostruzione e la riconstituzione del concetto centrale. I nostri attuali stili di vita e metodi di produzione possono veramente distaccarsi dalla natura, o il concetto di una “natura immaginata” segnala un “futuro immaginato”?

Indipendentemente dal riconoscimento, ci troviamo a vivere all’interno di un ordine naturale irrecuperabile. Questa realtà ci esorta ad adottare un approccio critico e costruttivo, rimanendo sempre vigili sul “futuro immaginato”. Questa mostra mira a presentare una prospettiva che contrappone il centro alla periferia, esplorando come l’autonomia individuale plasmi la coesistenza degli stessi. Gli artisti rifletteranno su temi come Jianghu (江湖)//corte, natura//non-natura, centro//non-centro, e aggregazione//dispersione, condividendo storie dalle loro prospettive personali radicate nel centro pur essendo immersi nel Jianghu (江湖). Attraverso vari mezzi come immagini, video, dipinti, spazi e installazioni, approfondiranno la relazione tra loro come artisti e il loro ambiente.

Inoltre, il piano inferiore presenterà una proiezione speciale: “Go with the Flow”, curata da Baiqi Chen.

Che ogni individuo possa trovare il proprio “Jianghu (江湖)”.

Artisti:
Andrej Auch | Lei Gao Langqing Liu | Nicola Samorì | Muxi Zhuo | Francesco di Biasi | Xinyu Han | Guoqiang Liu | Yiyi Wang | Chujing Fan | Yanan Jin | Enrico Minguzzi | Xingyun Wang | Weixuan Guo | Gergory Kitterle | Tao Peng | Shibin Yang

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