Enrico Minguzzi – galleria atlantica

ENRICO MINGUZZI/MATTIA NOAL 19 aprile/22maggio 2013  GALLERIA ATLANTICA/OPENING april 19th 2013 h18:30   ///   www.atlanticagalleria.it      Via Piave 35 – 36077 Altavilla – Vicenza – Italy   ///   evento facebook >

A cura di Ivan Quaroni

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Enrico Minguzzi (Cotignola, 1981)
Artista progressivo, in continua evoluzione stilistica, Enrico Minguzzi muove da un’iniziale pittura analitica e approda, attraverso vari stadi di decostruzione dell’immagine, a una nuova grammatica, dominata dal dinamismo e dalla contaminazione delle forme. Minguzzi parte dall’osservazione ravvicinata della realtà e costruisce i suoi soggetti come in un processo di descrizione fenomenologica che successivamente alter e scompone al fine di ottenere una maggiore mobilità formale. Usa la fotografia e l’elaborazione digitale per creare un bozzetto dell’opera, ma si tratta di una semplice linea guida, di un punto di partenza che conduce a un risultato finale profondamente diverso.  Nel suo modus operandi la pratica manuale, l’intuizione gestuale e la tecnica sono elementi fondamentali. Minguzzi è un pittore che compone il suo immaginario per pazienti sovrapposizioni di velature, per strati trasparenti e sottili di materia, ricalcando un processo di proliferazione delle forme sospeso tra la gemmatura vegetale e la moltiplicazione esponenziale dei frattali.  Integrando figure organiche e geometriche, l’artista indaga i processi di mutazione e metamorfosi fino a raggiungere un equilibrio dinamico che annulla ogni pretesa distinzione tra figurazione e astrazione. In questo, Minguzzi sembra condividere quella comune sensibilità europea continentale che, soprattutto nelle sperimentazioni pittoriche della Leipzig Schule, ha recentemente prodotto le più interessanti novità sul piano linguistico. Come Mathias Weischer, Tilo Baumgartel o David Schnell, anche Minguzzi scardina la fissa centralità dell’immagine, dilata la dimensione dello spazio

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e del colore ed evidenzia la qualità ibrida e mobile delle forme. Il suo è un linguaggio in sintonia con quella che il sociologo Zygmunt Bauman ha definito una società liquido-moderna, una struttura in perpetua, rapida evoluzione, che genera nuove paure e inediti livelli di stress. Attraverso la sua pittura liquida, Minguzzi ha probabilmente intuito che i processi trasformativi (e perfino quelli degenerativi) costituiscono il nucleo pulsante non solo della vita delle forme naturali, ma anche dei costrutti culturali della società contemporanea. Non è un caso, infatti, che l’artista descriva il proprio lavoro in termini di affezione virale o di alterazione dell’equilibrio organico. La mutazione di Minguzzi è un processo di destabilizzazione che prefigura nuovi assetti formali, non necessariamente basati su principi di bilanciamento e misura. Lo dimostrano opere come Invasione (Incanto), Immersione, Fioritura e Dilatazione, dalla struttura vertiginosamente aperta, multicentrica e caotica. Sono immagini percorse da improvvise accensioni luministiche, conglomerati formati da addensamenti discontinui di forme e figure, esplosioni di prismi irregolari, che deflagrano in geometrie incongrue. Vengono in mente le teorie fisiche dei Piccoli Mondi e delle Reti, che descrivono strutture apparentemente astruse che, tuttavia, nascondono un ordine interno, spesso invisibile all’occhio umano. Come quelle architetture di rete, anche la pittura di metamorfica di Minguzzi elude la percezione di un ordine superficiale, per accompagnarci finalmente nei meandri di una nuova e forse più intuitiva epistemologia della complessità.

Ivan Quaroni

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